New Port Building

 

Salpa la nave di Zaha Hadid dal porto di Anversa. È l’ultima opera dell’architetta anglo-iracheno è un veliero imponente e leggero che sembra pronto più a prendere il volo che il mare. È ancorato sul tetto di un edificio di cent’anni fa, ex caserma dei pompieri che voleva replicare un tipico palazzo anseatico del Seicento. 

Ha la poppa verso la città e la prua che si slancia sul porto. «Da qui si vede tutto e l’opera è vista da tutti», dice soddisfatto Joris Pauwels, il giovane direttore del progetto che ha portato avanti un lavoro di tre anni e mezzo, anche se il concorso internazionale è del 2008. Spiega che Zaha ha voluto regalare al committente due metafore: la nave, che parla della straordinaria storia marittima di Anversa, il secondo porto commerciale europeo dopo Rotterdam, e il diamante, un effetto ottenuto sminuzzando l’intera copertura esterna in triangoli di vetro con diverso e impercettibile orientamento, in modo da riflettere la luce come un gigantesco brillante. L’85 per cento di queste pietre preziose è tagliato proprio qui, ad Anversa. Nella Port House, nuova sede dell’Autorità portuale, già si era al lavoro prima della sua inaugurazione a fine settembre. Certo, non tutti gli impiegati previsti (500), ma alcune decine già occupavano i loro posti nei cinque piani sovrapposti all’ex caserma. Nell’immenso gioiello tutto è luce: lungo i 111 metri dell’edificio ci sono pochissime tamponature esterne, ottenute con l’opacità di qualche componente triangolare di vetro.

 

 

 

Il volume interno è suddiviso in ampi spazi bianchi, dall’arredo essenziale ma molto funzionale. Ogni elemento, dalle sedute ai tavoli, agli armadi è di design avanzato, con qualche “classico” alla Jacobsen. Prevalgono il bianco e il grigio, con presenza di nero talora nei pavimenti, un po’ come accade al museo romano Maxxi, altra apprezzata opera della Hadid: tre colori prossimi all’astrazione, una condizione particolarmente confacente a questo edificio quasi onirico. Un giallo tiepido, ma crudo anima di tanto in tanto le zone interne con superfici che scorrono – è la cifra di Zaha – nei settori dei servizi e dei collegamenti tra le varie stanze. Ma se la Port House ricorda un diamante all’esterno, dentro all’involucro vitreo tutto fa pensare a una nave. Pur all’interno, tutt’intorno al volume sfilano corridoi simili ai ponti di un grande cruiser e le scale che congiungono i vari livelli con il loro biancheggiare smagliante ribadiscono la suggestione di una silenziosa navigazione senza rollii. La “prua” dell’edificio non nasconde affatto l’intenzione di rappresentare la parte anteriore di un gigantesco veliero: una vera e propria tolda affacciata sull’area portuale. Una vista dall’alto – una quarantina di metri – di una città che nel XVII secolo è stata tra le più importanti del mondo di allora e che, pur distrutta dalla guerra hitleriana, punta ora a vivere, secondo Marc Van Peel – presidente del Porto e committente ufficiale – «un nuovo Secolo d’Oro». 

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Liceo Artistico Musicale Foiso-Fois Cagliari